Sommario  
©Vita Nostra 2001, anno 41, n. 05, Domenica 4 febbraio 2001, p. 6

 

La presentazione di Gesù al tempio

di Antioco Ledda

 

La Chiesa di rito latino celebra questa festa il due di febbraio da quando si stabilì di celebrare il Natale il 25 di dicembre, giorno, per Roma, del Solis invicti.

La prima testimonianza della festività é raccontata da Eteria nel Pellegrinaggio in Terra Santa: “Il quarantesimo giorno dopo l’Epifania, qui (a Gerusalemme), è celebrato con grande solennità. In quel giorno si fa una processione (= affluenza numerosa sì fedeli) all’Anastasis (= Basilica sul luogo della morte e della risurrezione) e tutti vi partecipano; ogni cosa si compie con grande festa, come a Pasqua. Predicano tutti i sacerdoti e pure il Vescovo, commentando sempre quel passo del Vangelo nel quale si dice che Giuseppe e Maria, il quarantesimo giorno, portarono il Signore al Tempio, e che Simeone e la profetessa Anna, figlia di Fanuele, lo videro, e si ricordarono delle parole che essi dissero alla vista del Signore e l’offerta che i genitori fecero. Dopo aver compiuto tutte e le cerimonie usuali, si celebrano i Misteri e avviene il commiato” (ed. Città Nuova, Roma 2000, pag. 146).

Da Gerusalemme la festività si diffuse in tutto l’oriente e in particolare a Bisanzio. Con l’imperatore Giustiniano I divenne giorno festivo e assunse il nome di Ypapanté (= incontro del Signore). All’inizio del V secolo, Cirillo d’Alessandria comincia a parlare di lumi. I monaci bizantini, poi, diffusero in occidente la festività e fu accolta anche da Roma nel numero delle sue feste.

La benedizione e l’uso delle candele accese sembra siano nati in Francia verso il decimo secolo, preceduti dalla benedizione del fuoco, come a Pasqua. Roma accoglierà i lumi più per ragioni… pratiche che per intuizioni liturgiche: si doveva attraversare Roma, di notte, da S. Adriano a S. Maria Maggiore.

Il carattere mariano della festa fu introdotto da papa Sergio. Ma sarà la mistica orientale a cantare più profusamente nella sua liturgia il gesto della Vergine soprattutto nell’antifona “Adorna, o Sion, la stanza nuziale, accogli Cristo tuo Signore…” che si canta nel responsorio alla prima lettura nell’ufficio delle letture. Questa intuizione mistica è possibile seguendo questo passaggio: a Natale ecco affacciarsi lo “sposo” (antifona al Magnificat dei primi Vespri e seconda antifona all’ufficio delle letture) come sole che si leva all’orizzonte; all’Epifania è la Chiesa che si presenta come una sposa adorna delle sue gioie: è la festa delle nozze della Chiesa con Cristo. La festa della Presentazione del Signore al tempio, anche se celebrata nel tempo “durante l’anno”, è il punto conclusivo del tempo di Natale. La stessa antifona, che abbiamo ricordato sopra, colloca Maria nella posizione giusta cantando: “… (o Sion) accogli Maria, porta del cielo, perché ella tiene fra le sue braccia il re della gloria, la luce nuova. La Vergine si ferma, presentando il Figlio, generato prima della stella del mattino. Simeone lo tiene fra le braccia, e annunzia alle genti che egli è il Signore della vita e della morte, il Salvatore del mondo”.

Verso il secolo undicesimo nasce l’antifona Lumen ad revelationem gentium che caratterizza la fede e la preghiera della Chiesa in questa circostanza, e viene intercalata al cantico di Simeone Nunc dimittis.

Per questo il Vaticano secondo invita a cogliere l’intima natura della festività: “L’unione della Madre col Figlio nell’opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui. E quando lo presentò al tempio con l’offerta del dono proprio dei poveri, udì Simeone mentre preannunciava che il Figlio sarebbe divenuto segno di contraddizione e che una spada avrebbe trafitto l’anima della madre, perché fossero svelati i pensieri di molti cuori” (LG 57).

Indietro