© Vangelo di Marco 2003 Passione
Traduzione dal greco in sardo campidanese, variante del Sarcidano isilese, di Antioco e Paolo Ghiani.
Traduzione dal greco in sardo logudorese di Socrate Seu.
Consulenza esegetica di Antonio Pinna

Mc 14 osservazioni 2003

Ghiani Precedente Ghiani 2003 Seu 2001-2002 Seu 2003

Discussione

 

Note generali:

1) Punteggiatura. È  giunto il momento di farci attenzione. Lunghe frasi con punti e virgola non sono consigliabili. Come primo orientamento, direi di tener in conto Cei 97. Dove non è necessario né significativo, è inutile avere "varianti" tra logudorese, campidanese e italiano.

2) Maiuscole. Direi di usare iniziali maiuscole per Predis Maioris / Satzerdotes Mazores ecc.

3) Scrittura. Visto che se si fa in tempo questa edizione "sperimentale" sarà usata quest'anno a Villanovafranca, e siccome non so se le "elisioni" della "pronuncia" di Isili siano altrettanto valide a qualche kilometro di distanza, direi di fare uno sforzo di "koiné" e di lasciare che le elisioni se le facciano in ogni posto come vogliono, ma di facilitare l'immediatezza, la comprensione e la fluidità di lettura scrivendo le consonanti radicali di un termine. Anche in questo caso, le varianti non necessarie tra logudorese e campidanese è meglio che scompaiano. Cf nota ad 'alabastru".

 

Mc 14,01 Pustis de duas dies

AP 16.03.03 Considerate le varianti precedenti, e soprattutto considerato il senso che questa espressione ha nel modo di contare ebraico, sarebbe tutto più chiaro, più corretto e più naturale dire "il giorno dopo", "sa dì apustis". Ciò avrebbe il vantaggio di collegare meglio la pagina con le pagine precedenti, scandite di giorno in giorno: "la mattina seguente" in 11,12 tê epaurion; 11,20 prôi; "mentre usciva dal tempio" 13,1; i riferimenti temporali (se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo) in 13,33-37 con l'invito insistente  "vegliate" [che siamo abituati a riferire alla fine del mondo, ma che nel contesto va riferito anche all'inganno che si prepara a partire dal giorno dopo; e la "veglia"sarà presente nella scena del Getsemani dove del resto giungerà il tempo di "riposare ormai" cf. 14,41].

Per queste considerazioni intertestuali e per alcune altre considerazioni semantiche, preferirei come nella traduzione Cei, "attaccare" con il riferimento temporale e con una traduzione appropriata della famosa e infame particella connettiva de, come "Insaras, assora...", o anche "Duncas/como..., sa die infatu..." (?).

Infine, considerato che "la festa" è una sola mi sembra meglio non introdurre un plurale "fiant", non richiesto da niente in particolare, soprattutto se si è introdotto l'esplicativo "sa festa" con il quale il verbo in definitiva concorda.

Aggiungerei un "de" anche prima de "is panis àtzimus". Per la quale scrittura con tz, tuttavia, nutro forti dubbi, visto che pronunciamo una z dolce. O no?

Concorderei invece per un uso della maiuscola iniziale, qui come per gli altri termini tecnici indicanti Predis Maioris / Satzerdotes Mazores ecc.

 

Mc 14,01 pighendiddu , leare

AP 16.03.03 kratesantes lo traducete con "impossessai/agantzare" in Mt 22,6 e con "arrestare" in Mt 26,57 (Seu, correzione). Visto che Mt 26,57 fa parte del racconto della passione e si riferisce allo stesso "gesto" previsto, perché non usare anche qui "arrestai/arrestare"?

Vedi altri riferimenti nelle prime osservazioni del 1998, dove in campidanese usavate "cassai", che risultava di un "registro" un po' inappropriato alla sede istituzionale che sta decidendo.

 

Mc 14,02 e narànt

AP 16.03.03 Perché trascurare il gar? Il collegamento è con l'inganno, che risulta rafforzato, e nello stesso tempo "beffato", dal momento che Gesù diventerà il "centro" della festa.

 

Mc 14,03 (si) nci dd’at getau (s’ollu) a conca

AP 16.03.03 Insomma... Intanto katacheô, con quella preposizione, non è proprio "gettare". La sintassi greca che di per sé non ha un complemento oggetto "olio", ma un genitivo retto appunto dal verbo katacheô, che chiaramente non può significare dunque "gettare". Cf del resto quanto diceva l'antica analysis philologica : de-fundo, desuper effundo; gen dependet a kata.

Infine, le connotazioni sono importanti. Detto così, è un costoso scherzo di carnevale. Non si può trovare una espressione più appropriata e, non dico sexy, ma almeno più femminile?

 

Mc 14,03 alabastru

AP 16.03.03 Correggo con doppia b, adeguandomi a Seu, perché altrimenti la pronuncia è come in "cabudu". O no?

 

Mc 14,03 ollu de fragus

AP 16.03.03 Mi pare che sia entrata una specie di "affezione" per questa espressione. Intanto, non avrei la preoccupazione di evitare il termine "profumu" per il fatto che si assomiglia all'italiano. Inoltre, in greco è presente un termine generico (miron)  e specifico (nardon, e forse anche pistikês), mentre "ollu 'e fragus" è solo generico.

 

Mc 14,05 a prus de trexentus …

AP 19.03.03 Il "denaro" era la paga di una giornata lavorativa. Volendo mantenere la corrispondenza, si potrebbe dire "si podiat bendi a su tanti de tregentus giorronodas (de traballu)".