Casula Lucio, Docente di Teologia sistematica    

 

 

Lucio Casula, Leone Magno. il conflitto tra ortodossia ed eresia nel quinto secolo, Tiellemedia Editore, Roma 2002.

 

   
     
 

PREFAZIONE

 

Il confronto tra ortodossia ed eresie esprime il conflitto tra differenti posizioni dottrinali, che riflettono i diversi indirizzi filosofici e culturalí affiorati nello scenario del mondo antico. Tale rapporto non animava soltanto la Chiesa, ma impegnava in modo radicale le strutture imperiali e coinvolgeva una larga fascia della popolazione. L'autorevole testimonianza di papa Leone permette di intuire i toni e l'importanza di quelle dispute, mostrando che il percorso della storia è stato alquanto tortuoso e complesso e che il progresso culturale e teologico è scaturito dal confronto-scontro di opinioni e dottrine diverse. Infatti, mentre affronta puntualmente situazioni e problemi relativi alla fede e all'organizzazione della Chiesa, egli segna in modo decisivo la civiltà del suo tempo e tutta la storia dell'umanità.

I sermoni e le lettere di papa Leone Magno offrono uno spaccato della storia imperiale ed ecclesiale del quinto secolo, da cui emergono i fattori principali che hanno caratterizzato la vita politica e religiosa del tempo. Gli interventi leoniani, sempre motivati da situazioni concrete e contingenti, richiamano le coordinate strutturali, filosofiche e culturali decisive per il progresso del pensiero umano e per l'approfondimento della dottrina teologica nell'antichità cristiana.

Più specificamente i testi del sermonario e dell'epistolario hanno chiaramente una grande importanza in ordine alla comprensione della figura del papa: la sua azione e i suoi discorsi, infatti, chiariscono il suo atteggiamento di fronte agli errori e agli erranti, propongono le sue posizioni dottrinali e rivelano il suo carattere e il temperamento con cui affrontò i problemi dottrinali in un clima infuocato non solo sul piano teologico, ma anche su quello politico. Allo stesso tempo, quei testi costituiscono anche una preziosa occasione per accostarsi alla conoscenza di varie eresie e dei loro iniziatori e seguaci, a partire dal loro pensiero e attraverso la ricostruzione della loro formazione culturale.

Sul piano contenutistico i vari pronunciamenti contro le eresie permettono di individuare i nodi dottrinali sui quali si incentravano le discussioni teologiche, che nella maggior parte dei casi avevano come oggetto la comprensione e formulazione del mistero della persona di Cristo, vero Dio e vero uomo. Molti eretici, infatti, incapaci di valorizzare correttamente tutti i dati della Scrittura e gli insegnamenti dei Padri, manifestavano una concezione parziale dell'incarnazione del Figio di Dio: alcuni, confessando la sua divinità, non riconoscevano la verità e integrità della sua natura umana (Manichei, Modalisti, Priscillianisti, Apollinaristi, Eutichiani); altri, pur ammettendone la reale umanità, non accettavano di professare la sua divinità (Ariani, Fotiniani, Nestoriani). Nel contesto delle controversie antiereticali che portavano i protagonisti a cercare e a mettere a nudo i punti deboli degli avversari, il papa non si tirò certo indietro.

La preoccupazione di Leone riguardo alle eresie, al di là degli atteggiamenti intransigenti e di radicale chiusura dettati dal clima apologetico, evidenzia inoltre che la retta fede può essere garantita soltanto da un costante e rigoroso rispetto di alcuni fondamentali e imprescindibili criteri di ortodossia. La dottrina cristiana può essere rettamente compresa e adeguatamente formulata nell'autentica e genuina fedeltà alla Scrittura, al Simbolo e ai Padri. Gli errori sono sempre determinati dall'allontanamento formale da quelle fonti o la falsa interpretazione dei loro contenuti, in modo tale che introducono una grave discontinuità rispetto ad esse. La garanzia dell'ortodossia invece si ha soltanto nel segno della sostanziale continuità con la fede rivelata e approvata dal magistero ecclesiale e dalla genuina tradizione patristica.

La presentazione dei testi è articolata in sette capitoli, dai quali emergono l'atteggiamento di Leone verso le eresie e gli eretici e la sua concezione delle varie opinioni ereticali contro cui egli prese posizione.

Nel primo capitolo vengono proposti passi che mettono in luce la preoccupazione antiereticale mossa dalla convinzione che le eresie sono uno strumento diabolico, che mira a scardinare il fondamento della salvezza umana.

Il secondo e il terzo capitolo offrono rispettivamente testi riguardanti le eresie cristologiche in generale e le controversie nestoriana ed eutichiana in particolare. Queste rappresentano le due preoccupazioni antiereticali che maggiormente hanno segnato e caratterizzato il pontificato di Leone e che più direttamente e in modo più assiduo hanno impegnato la sua azione pastorale. Perciò, rispetto agli altri capitoli, qui sono stati raccolti un maggior numero di testi.

Il quarto capitolo è dedicato all'"empietà manichea", che rappresenta la preoccupazione principale dell'azione pastorale di papa Leone nella prima fase del suo pontificato. I testi selezionati presentano tutti gli errori addebitati a Mani e ai suoi seguaci, considerati particolarmente pericolosi per la fede e la moralità dei fedeli di Roma.

Nel quinto capitolo sono stati raccolti testi che prendono di mira gli errori degli Ariani e dei Macedoniani. La comune matrice di tali opinioni errate ha indotto a trattarli congiuntamente per garantire un quadro più completo delle loro implicanze e conseguenze.

Il sesto capitolo propone la traduzione integrale di due lettere contro la dottrina pelagiana e soprattutto contro la prassi, verificatasi nel Veneto, di riammettere con troppa leggerezza da parte di qualche vescovo i presbiteri, i diaconi e i chierici che avevano seguito quella dottrina. Le due lettere mostrano la decisione e lo zelo pastorale con cui papa Leone fa fronte anche a questo pericolo con un energico intervento diretto a richiamare i vescovi alle loro responsabilità.

Il settimo capitolo, che affronta il rapporto di Leone con la questione priscillianista, si presenta in modo diverso rispetto a quelli precedenti. Qui infatti, invece di una rosa di passi tratti da diversi sermoni e lettere, viene offerto integralmente il testo dell'Ep. 15, interamente dedicata alla presentazione di tutti gli errori fomentati da Priscilliano e dai suoi seguaci.

Sul piano storico-teologico, in linea con il genere letterario eresiologico, la concezione leoniana secondo cui le nuove eresie non sarebbero altro che una riedizione di errori già condannati nel passato mostra che il papa considera le eresie come un fenomeno fondamentalmente conservatore, rispetto all'ortodossia. Per lo sviluppo dogmatico, dunque, l'eresia non rappresenta un progresso nella comprensione della fede, ma al contrario il tentativo di rimanere ancorati al vecchio e un impedimento nel cammino dell'ortodossia, sempre aperta a una maggiore comprensione e a una migliore e più adeguata formulazione della dottrina, secondo il dono dello Spirito Santo.

Paradossalmente, però, lo sviluppo dell'ortodossia fu favorito anche dalla nascita e dalla diffusione delle eresie, in quanto la loro confutazione esigeva un puntuale approfondimento della verità cristiana. Attentando all'integrità della fede e all'unità della Chiesa, gli errori stimolarono la riflessione teologica e portarono ad affrontare i problemi aperti e a chiarire le ambiguità. Le eresie, dunque, se da una parte costituiscono sempre un grave pericolo per la fede, dall'altra parte però risultano anche salutari per la formulazione dottrinale e per impedire un'altrettanto pericolosa situazione di passività e di immobilismo.

La testimonianza di Leone Magno e i suoi testi documentano la vitalità alimentata dalla preoccupazione antiereticale e richiamano a riflettere sul fatto che l'attenzione alle eresie è utile per capire meglio l'ortodossia.

Al momento della pubblicazione desidero esprimere la mia profonda gratitudine al prof. Antonio Piras della Facoltà Teologica della Sardegna, per la sua preziosa disponibilità e per il qualificato contributo critico e letterario all'analisi dei passi controversi del testo latino e alla revisione delle traduzioni italiane. Un particolare ringraziamento voglio rivolgere anche al dr. Ivo Caria e alla dott.ssa Alessandra Medda per la loro collaborazione all'organizzazione e redazione dell'appendice.

Sono grato alla Facoltà Teologica della Sardegna, all'Associazione AFTES e alla Fondazione Culturale "S. Eusebio", per avermi messo nelle condizioni di portare a termine questo lavoro e per la disponibilità alla pubblicazione dei manoscritti conservati nella Biblioteca.

Con sentita riconoscenza ricordo anche Mons. Giuseppe Siddu e Mons. Orazio Ortu, che mi hanno sostenuto e incoraggiato con puntuali osservazioni e sicuri consigli.

 

   
 

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Le quattro Tavole incluse nella pubblicazione riproducono un manoscritto (databile al sec. XI) del Sermone De Passione Domini, di cui alcune pagine riutilizzate sono state ritrovate presso la Biblioteca della Facoltà Teologica della Sardegna, a Cagliari.

 
       
 

Lucio Casula, La Cristologia di san Leone Magno. Il fondamento dottrinale e soteriologico. Presentazione di Jean Galot, "Dissertatio, Series Romana 27", Ed'Glossa, Milano 2000.

 
     
   

PRESENTAZIONE

di Jean Galot

 

Scegliendo come tema del suo studio la cristologia di san Leone Magno, Lucio Casula attira il nostro sguardo sul ruolo essenziale svolto da questo Papa nell'elaborazione della dottrina di fede proclamata nel concilio di Calcedonia. Generalmente, gli studi dedicati a questa cristologia hanno concentrato il loro sguardo sull'opera molto conosciuta, il Tomo a Flaviano, cioè sulla lettera mandata dal Papa al patriarca di Costantinopoli. Questa lettera comportava l'affermazione delle due nature in Cristo. È l'affermazione fondamentale che è stata ritenuta nella professione di fede del concilio.

Nel suo studio, l'Autore non vuole limitare la sua indagine al "tomo". Studia tutta la dottrina cristologica come viene espressa in tutte le opere del Papa, non senza avere lasciato da parte un certo numero di opere dubbie o inautentiche. Nei sermoni e nelle lettere, egli ritrova le affermazioni essenziali della dottrina del Papa. Questa dottrina si concentra sul mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo, e così più precisamente sull'affermazione delle due nature, divina e umana, nell'unità della persona.

Gli altri scritti non hanno la stessa importanza storica del Tomo a Flaviano, ma aiutano a capire meglio tutti gli aspetti della cristologia sviluppata nel tomo. Sappiamo che l'intervento di san Leone nel conflitto con Eutiche è stato decisivo. 1 padri del concilio di Calcedonia hanno dovuto scegliere fra la dottrina professata nel senso del monofisismo da Dioscoro di Alessandria, che approvava la posizione di Eutiche, e la dottrina di papa Leone, che chiaramente affermava le due nature in Cristo. Hanno scelto la dottrina del Papa, e così ha potuto essere formulato il dogma fondamentale di Calcedonia.

Lo studio sistematicamente fatto da Lucio Casula di tutti i testi autentici di san Leone mostra che la dottrina enunziata nel Tomo a Flaviano non era soltanto professata occasionalmente in una controversia, per combattere il pensiero propagato da Eutiche, ma era la dottrina cristologica essenziale che egli esprimeva in modo abituale.

Lo studio attira anche l'attenzione sul fatto che nella mente del Papa la distinzione delle due nature comportava l'affermazione di due volontà. In un sermone sulla Passione del Signore, san Leone commenta la preghiera di Gesù nel Getsèmani e vede in essa una chiara manifestazione della distinzione fra la natura assumente e quella assunta, e afferma che «la volontà inferiore cedette alla volontà superiore». Lucio Casula nota che le due volontà sono chiamate ad attestare la realtà delle due nature, ma che, «capovolgendo i termini del ragionamento leoniano, possiamo anche dire che le due nature, a loro volta, diventano motivo di giustificazione delle due volontà» (p. 127). Dobbiamo ritenere questo interessante orientamento, che sarà confermato molto dopo nella crisi del monotelismo. Papa Leone aveva indicato la via giusta affermando due volontà, con la sottomissione della volontà umana alla volontà divina.

L'ammirazione per la dottrina cristologica sviluppata da Leone non ci fa misconoscere i limiti di questa dottrina, limiti più apparenti nella dottrina della redenzione. Il criterio di giustizia, affermato con insistenza, permette difficilmente di discernere l'amore gratuito che presiede a tutta l'opera di salvezza. 1 diritti attribuiti al demonio e il prezzo pagato al demonio sono delle spiegazioni che attualmente sembrano poco convincenti. Non dobbiamo pure dimenticare che Leone ha subito l'influsso di sant'Agostino e di altri autori del suo tempo.

Ma dobbiamo riconoscere che l'esposizione chiara, metodica, fondata su una lettura molto fedele dei testi di san Leone, ci procura un eccellente punto di partenza nella riflessione sul mistero dell'Incarnazione e su tutta l'opera di salvezza. È un dovere ringraziare l'Autore per questa esposizione che può rendere servizio a tutti coloro che desiderano approfondire il significato del mistero di Cristo e chiarire il valore della nostra fede.

JEAN GALOT