Sinossi Mt 26 Mc 14 Lc 22 [Gv]

(3) Giuda Mt 26,14 Mc 14,10-11 Lc 22,3-6 [Gv]
 
Traduzione in logudorese di Socrate Seu. Prima bozza con osservazioni che spiegano le decisioni prese o in corso di formazione
 

l'accento delle parole, ove non indicato, cade sulla penultima vocale

 
Mt 26,14-16 Mc 14,10-11 Lc 22,3-6 Gv  
  22,3 Sàtana intrèit
26,14 Tandho [tote] 
    tandho [de]
 unu 'e sos Dòighi,   
su chi li naraìan   
Giudas  14,10 Giudas in Giudas,
Iscariote,   s' Iscariote,  nadu {}Iscariote,
unu 'e sos Dòighi,  chi fit de su grupu de sos Dòighi.
andhèit  fit andhadu  22,4 Andhèit 
  e faeddhèit 
a sa 'e  sos satzerdotes mazores assae sos satzerdotes mazores  cun sos satzerdotes mazores 
  e-i sos cumandhantes de s'àrdia 
26,15 e nerzèit: "Ite mi cherides dare,   
si boll'apo a intregare?" . pro bi lis intregare. de comente bi lis intregare.
E-i cussos  14, 11 Issos tandho, daghi l'intendhèin,  22,5 E 
si ndh'allegrèin  si ndh'allegrèin 
istabbilèin  e {li} promitèin  e cuncordèin 
pro isse trinta iscudos de prata. de li dare 'inari,  de li dare 'inari,
    22,6 Isse atzetèit 
26,16 E dae tandho chircaìat e isse chircaìat  e chircaìat 
comente 
su momentu 'onu 
  su momentu 'onu 
pro l'intregare bi {lis}{l'} intregare  pro bi lis intregare 
in sa manera mezus
{in su momentu 'onu}.
  a cua dae sa zentòria.
 

Note a Mt 26,14-16 e par.

Mt 26,14; tòte – Lc 22,3: Tradotto “ tandho” in entrambi i casi.

CEI
: “ allora” per entrambi gli evangelisti. Tenuto conto di quanto ho già detto a proposito di de, direi di tradurre  tòte = “ allora”, come è logico, e di non tradurre de di Lc (qualora non si voglia invadere il campo semantico di una congiunzione o di un avverbio dal significato più definito e si voglia nel contempo evitare, fin dove possibile, di tradurre de in maniera difforme sulla base del contesto).

 

Mt 26,14: legòmenos:“ su chi li naraìan” Lc 22,3: kalùmenon: “nadu”

Legòmenos
da lègo = “ dire”. Kalùmenos da kalèo = „ chiamare“. CEI: “ chiamato Giuda Iscariote”. Non si potrebbe risolvere in questo modo: Mt: “ su chi si naraìat Giudas Iscariote”; Lc: “ su chi li naraìan Giudas Iscariote”? In italiano, rispettivamente: “ che si chiamava / che chiamavano”.

 

Mc 14,10: Iùdas Iscariòth “Giudas Iscariote”  

Nelle edizioni del testo greco di cui dispongo non trovo articolo davanti a Iscariòth, né trovo articolo nelle traduzioni CEI e ABU.

 

  Mt 26,14 – Mc 14,10: "a sa ‘e”/”assae” pròs tùs archierèis 

Il termine sardo (o la locuzione) è lo stesso, scritto in due modi diversi. La differenza è nata dal fatto che la traduzione di Mc è cronologicamente anteriore a quella di Mt e nell’ambito di quest’ultimo ho voluto tener conto della grafia seguita da Espa e Puddu nei loro Dizionari. Tale grafia si fonda sull’origine del termine/locuzione, mentre a me era parso di poterne ormai prescindere, dal momento che fra i parlanti non credo che esista attualmente coscienza di essa (forse, anche così, avrei potuto scrivere “a sae”, trattandosi di moto a luogo, e “in sae” e “dae sae”, rispettivamente, per lo stato e il moto da luogo). In realtà, infatti,  il termine da me impiegato è nato come locuzione con ellissi del sostantivo: “sa ‘e” = “sa de” = “sa (domo) de, “sa (butega) de” con l’art. sempre al femminile, inquanto locuzione stereotipata, anche quando, almeno secondo la mia personale esperienza, il sostantivo sottinteso sia di genere maschile: “proìte no andhas a sa ‘e (a s’ambulatòriu de) su dutore?” = “perché non vai dal medico?” Ha un po’ la funzione del genitivo sassone nella corrispondente frase inglese: “Why don’t you go to the doctor’s?”. Perciò: “a sa ‘e”  = “da/presso” (moto a); “in sa ‘e”  = “presso/a casa (etc.) di” (stato in); “dae sa ‘e” = “da” (moto da). Nella traduzione, appunto, ho scritto la locuzione come unico termine, senza separarne i componenti, ritenendola ormai svincolata, nella coscienza comune, dalle sue origini. Tenuto conto, peraltro, della grafia impiegata nei citati Dizionari, omologherei; “in sa ‘e”.

   

Mc 14,11: “li promitèin de li dare ‘inari” epenghèilanto autò argyrion dùnai 

Concordo sull’eliminazione di “li” davanti a “promitèin”, essendo assente il pron. corrispondente nel testo greco: “promitèin de li dare ‘inari”.

   

Mt 26,16 / Lc 22,6: “in su momentu ‘onu” eykairìa(n)

Da mantenere.

 

Mc 14,11:“in sa manera mezus” eykàiros

L’avverbio greco ha la stessa radice di eykairìa di Mt 22,16/Lc 22,6. Concordo per l’omologazione. Perciò: non “in sa manera mezus” ma “in su momentu ‘onu”.

   

Mc 14,11: “comente bi lis intregare” pòs autòn eykàiros paradòi 

In effetti non c’è in greco un dativo che indichi il destinatario/i destinatari  dell’azione espressa dal vb., che regge solo l’acc. autòn. Concordo pertanto sull’esigenza di sostituire “bi lis” con “l’”. Pertanto: “comente l’intregare in su momentu ‘onu”.