Mt 26,64 azis a bider su Fizu
‘e s’Ómine – ópsesthe tòn yiòn tû anthrópu
Mc 14,62 – E azis a bider su Fizu ‘e s’Ómine . kài ópsesthe tòn
yiòn tû anthrópu
CEI: Vedrete il Figlio dell’Uomo / E vedrete il Figlio dell’Uomo.
ABU: Vedrete il Figlio dell’Uomo / E voi vedrete il Figlio
dell’Uomo. BdJ e DHH: Veréis al Hijo del Hombre / Y veréis
al Hijo del Hombre. Ho voluto porre a raffronto le due traduzioni italiane e
le due traduzioni spagnole come avvio alla ripresa del discorso sull’oggetto
diretto personale, come è chiamato dal Prof. Blasco Ferrer. Ovverossia
complemento oggetto preposizionale, come viene chiamato dal Prof. Pittau,
in quanto, come dirò più sotto, preferirei modificare in azis a bider a
su Fizu ‘e s’Ómine. Traggo da un vecchio libro della Prof. Granados
(Corso Pratico di Lingua Spagnola, Torino, 1962): “Il complemento diretto
in spagnolo si costruisce generalmente senza la preposizione, come in italiano,
quando è di cosa (yo toco el timbre = io suono il campanello); si
costruisce con la preposizione a quando è di persona o cosa o animale
personificati o espressamente determinati (yo quiero a mi madre = voglio bene
alla mamma; llamo a mi perrito = chiamo il mio cagnolino; yo amo a
mi patria = io amo la mia patria)”. Questa costruzione dell’accusativo
personale, che differenzia lo spagnolo dall’italiano, come appare evidente
dagli esempi di traduzione del passo di Mt e
Mc, è presente anche in sardo (e assai comune anche nei dialetti
italiani meridionali, precisa il Prof. Pittau), anche se il suo impiego
è, almeno attualmente, meno esteso rispetto allo spagnolo. Dice il Prof. Blasco
Ferrer (Ello Ellus, Nuoro 1994): “Apo bidu a Maria / Apu biu a Maria…A
Maria è complemento diretto. La preposizione a è
utilizzata in sardo per indicare l’oggetto diretto personale: è una marca
molto caratteristica della lingua sarda con la quale la frase acquista un ordine
delle parole meno rigido. Anziché apo bidu a Maria possiamo dire:
A Maria, apo bidu”, etc. (Per ulteriori approfondimenti, cfr. op.
cit., pag. 231 e segg.). E il Prof. Pittau (Grammatica della Lingua
Sarda: Variante Logudorese; Sassari, 1991), dopo aver parlato del troncamento
dei nomi di persona, cognomi, soprannomi, nomi di parentela, di conoscenti, di
persone di riguardo ed infine quelli di alcuni animali domestici, dice: “Tutti
i citati nomi, esclusi quelli degli animali, ma con in più i pronomi personali,
nel complemento oggetto sono sempre preceduti dalla preposizione a:
Sunt giamande a Pedru, a babbu, a tziu Bobore, a su duttore, a mie, a tie,
a nois, etc., stanno chiamando Pietro, babbo, sor Salvatore, il
medico, me, te, noi, etc”. Mario
Puddu, nel suo Ditzionariu, sotto la voce a riporta
alcuni esempi che potrebbero essere utilizzati per illustrarne l’uso
nell’accusativo personale, ma non mi pare evidenzi questa particolarità
sintattica.
Ed ora mi sia consentita qualche nota personale in proposito. Si tratta di
osservazioni fatas in domu, come direbbe il Prof. Pinna, e
quindi ben lontane da qualsiasi pretesa di sistematicità o di esaustività. La
mia esperienza diretta è basata sul logudorese settentrionale del Logudoro
Monteacuto. La preposizione resiste tuttora davanti a Deus: pregade
a Deus chi fetat annada ‘ona = pregate
Dio che sia una buona annata; davanti a nomi propri di persona: Bae e
giuìla a Pamela (persona di sesso femminile, di età – per ora –
ancor giovane, coetanea di Deborah e di Sarah, entrambe rigorosamente con acca
al seguito), ital. va a chiamare Pamela; resiste anche davanti a nomi
propri di animali: apo interradu a Fufi = ho seppellito Fufi (la
mia gattina, morta tempo fa); davanti a pronomi personali: proìte no cùmbidas
a isse? = perché non inviti lui?; davanti a pronomi indefiniti: no
cherzo saludare a niune = non voglio salutare nessuno; ma non
davanti agli aggettivi, pure indefiniti: cheret chi giames calchi
frailarzu = bisogna che chiami qualche fabbro. Uno degli esempi
riportati dal Prof. Pittau, sunt giamande a su duttore,
probabilmente diventerebbe oggi nella mia zona, sotto l’influsso
dell’italiano, sun giamendhe su dutore, mentre chi è nato negli
anni Trenta o anche nella prima metà degli anni Quaranta ricorda ancora a
su dutore; resiste davanti a nomi di parentela seguiti da aggettivo
possessivo: apo ‘idu a mamma tua in sa ‘e su dutore = ho
visto tua madre dal medico; ma davanti
a nomi di parentela preceduti da articolo e seguiti o meno da un genitivo il
discorso è simile a quello fatto a proposito dell’esempio del Prof. Pittau: Apo
abbojadu sa mama ‘e s’amigu tou = ho incontrato la madre del tuo
amico, vs. apo abbojadu a sa mama, etc.
Per concludere, che cosa fare per azis a bider su Fizu ‘e s’Ómine?
Nella prima stesura, mi son lasciato trascinare dalla corrente. Ora, mi sembra che debba essere
restituito al sardo quello che va perdendo per l’imitazione dell’italiano.
Per di più, su Fizu ‘e s’Ómine è quasi un nome proprio,
essendo un appellativo che riguarda solo Gesù. E dunque: Mt: azis
a bider a su Fizu ‘e s’Ómine; Mc: E azis a bider a su
Fizu ‘e s’Ómine.