© Vangelo di Luca 2001. Traduzione
in sardo campidanese, variante del Sarcidano isilese,
di Antioco e Paolo Ghiani.
Consulenza
esegetica di Antonio Pinna.
Proposta di traduzione di Paolo Ghiani con osservazioni di Antonio Pinna e di
Antioco Ghiani.
24 giugno 2001
Prima proposta Ghiani e osservazioni Pinna
57 Po Elisabeta tandus fut lompiu su tempus de scendiai e ddi fiat nasciu
unu fillu. |
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60 Ma sa mamma s'est posta a narriri: «No, ddeus a ponni (Ca no, ca no,
est
a ddi ponni) Giuanni». |
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65 E a totus is bixinus insoru ddis est intrada una timorìa e in totus is montis de sa Giudea fueddànt de totu custas cosas. 66 E totus cussus chi iant intendiu (is fueddus) ddus ant postus in su coru insoru, narendi: «Ita at a essiri duncas custu pipiu?». Ca sa manu de su Sinniori fiat cun issu. |
Lc 01,57 su tempus de scendiai : in sardo la frase titpica per questo tempo contiene l'esplicitazione "de scendiai", oppure basta dire "Po ... fu lompiu su tempus suu e ddi fu nasciu... " ? In questo caso, si potrebbe anche tralasciare "de scendiai", se vogliamo una traduzione naturale.
Lc 01,57 fiat : o ddi fut nasciu ? Siccome, in base al principio che si sta adottando, non si tratta di un'azione anteriore.
Lc 01,57 ddi fiat nasciu : in prospettiva, si dovrà confrontate con Lc 1,13, dove si usa il medesimo verbo gennao e con Lc 1,31 dove si usa invece il sinonimo tikto. Qui sono usati entrambi i verbi (evidentemente usati da Lc come sinonimi). Ci sono sinonimi in sardo? O si userà sempre la medesima espressione?
Lc 01,58 Sinniori : in prospettiva: si decide dunque di differenziare "sennori" (generico) e "Signori" (per Gesù e Dio)?
Lc 01,58 : cun issa iat tentu piedai meda : ho una certa impressione di non naturalezza. Forse ho nell'orecchio: nd'iat tentu meda piedadi . Cfr. : il verbo megaluno all'inizio del Magnificat fu tradotto: cantat sa mannesa.
Lc 01,59 est sussediu ca: in prospettiva: tanto per ricordare ogni tanto un problema affrontato, sulla traduzione di egeneto de cfr l'articolo su Vita Nostra n.4 del 28 gennaio 2001
Lc 01,59 E a is otu dis: una curiosità: quando in sardo diciamo questa espressione, oppure l'equivalente "oi ottu", si tratta effettivamente del corrispondente giorno settimanale: cioè, ad es., da lunedì a lunedì. In altre parole: in sardo contiamo anche il giorno di partenza, esattamente come nella bibbia. Come stanno le cose con i romani e i greci?
Lc 01,59 bennius po iscrapuddai : pignoleria: in questo modo sembra che i vicini e i parenti debbano "operare" essi stessi la circoncisione. Si tratta in realtà di "venire alla cerimonia della circoncisione". C'è differenza e quale in sardo tra: "funt bennius po batiai su pipiu" e "funt bennius po su batiari de su pipiu" ?
Lc 01,59
fiant ponendiddi : d'accordo che in sardo un simile imperfetto ha
il medesimo valore del cosiddetto imperfetto volitivo greco (Cei 71=97
"volevano chiamarlo"). Tuttavia, forse un simile valore si mantiene in
modo più naturale se diciamo "fiant po ddi ponni". Così si prepara
meglio anche, mi pare, l'intervento di modifica da parte di Elisabetta. ?
Inoltre: a partire dal giro di frase greco: "lo chiamavano sul nome di
suo padre", viene in mente la frase tipica sarda in questi casi: "ndi
torrai su nomini de...", anche se non so che uso se ne potrebbe fare in
questo caso.
Lc 01,60 ca no, est a ddi ponni : io preferirei "ca no, est a ddi ponni". Mi sembra conservare meglio il senso del passivo.
Lc 01,61 in su parentau tuu : d'accordo, traduce sungeneias. Si potrebbe dire che l'uso del concreto al plurale "de totu is parentis tuus, non ci at nemus... " sarebbe più naturale? o sarebbe scegliere una traduzione "in sardo elementare" (come ce n'è una in inglese elementare)?
Lc 01,62 su babbu suu :in questo caso, il possessivo lo sento superfluo.
Lc 01,62 comenti: d'accordo. Tuttavia, pignoleria doppia: tenuto conto che altre volte si traduce così il greco ti da solo, e che qui abbiamo to, pronome neutro di per sé non interrogativo, che introduce l'interrogativa indiretta ti trattandola come una frase sostantivale : si potrebbe variare usando ita iat a bolli... È vero che ita iat avrebbe una pronuncia non così facile...
Lc 01,63 po nai: è vero che il greco suppone una forma ebraica le'mor esattamente corrispondente a "po nai", tuttavia, in sardo questa espressione ha in genere un altro significato, del tipo "ad esempio, tanto per dire... ". Il valore è in realtà identico a quello introduttivo di oti, non tradotto nel v. 61. Conclusione: volendo, si può tranquillamente togliere. Se si lascia (per coerenza formale), modificare ad es. in "ddu at iscritu aici : " o qualcun altro dei modi con cui in sardo si può introdurre un dscorso diretto.
Lc 01,63 una taulita : da un punto di vista di traduzione dinamica è uno dei casi in cui tener presente che di per sé il termine "una tavoletta" non rimanda affatto da sola, oggi e in sardo, a uno strumento di scrittura. NLT ha "writing tablet", cioè il termine letterale più l'aggiunta di un termine esplicativo. Cfr lez. n. ?
Lc 01,64 strobìa: dal momento che tutta la frase è costruita con termini usati nel loro senso secondario (bocca e lingua, per capacità di parlare), mi sembra meglio esplicitare tale senso secondario usando proprio un'espressione idiomatica come il verbo "strebiri, strobiri" (grafia in Puddu). Però: "strobiri" potrebbe risultare più naturale per "lingua" che per "bocca". Se si lasciano letteralmente tutti due termini (zeugma) "bocca e lingua" si potrebbe pensare ad un secondo verbo; oppure, si potrebbe seguire una via "crono-logica" : prima gli si scioglie la lingua e poi può parlare (= aprire bocca, modifica in soggetto personale) e dire benedicendo... Ma saremmo decisamente in una traduzione dinamica.
Lc 01,64 fueddàt : qui mi pare che in sardo diremmo "si fut postu a fueddai e benedixiat a Deus".
Lc 01,65 E a totus is bixinus insoru:
non mi sembra un giro di frase molto naturale. Provare altro ordine?
Provare togliere articolo a "una timoria" ? Verificare il tempo per
"ddi est / ddi fut intrada" ?
Anche in greco di per sé l'ordine è forzato per enfatizzare "tutti i
vicini": kai egeneto epi pantas phobos...
Lc 01,65 fueddànt : di per sé dia-laleo, in cui la preposizione ha un certo valore di allungamento di chiacchere, quasi discussione... Tanto più che laleo è tradotto appena prima con lo stesso verbo "fueddai".
Lc 01,65 custas cosas: che altrove mi pare di ricordare si era tradotto letteralmente con "custus fueddus".
Lc 01,66 is fueddus : custus fueddus, custas cosas, a seconda di quello che si è usato appena prima. Si potrebbe esplicitare anche solo con un pronome.
Lc 01,65 sa Giudea : con l'articolo? Altre volte con nomi di regione non è stato messo. Es. "faci a Galilea" : dove?
Lc 01,66 ddus ant postus in su coru insoru : naturale? Almeno, penserei, senza articolo: "in coru insoru". O no?
Lc 01,66 Ita at a essiri : in modo colloquiale, noi diremmo "ita at a bessì custu pipiu?".
Lc 01,66 Ca : tuttavia, in greco kai gar, più forte di gar (tradotto altrove ugualmente con "ca"). Qualcosa come "ca difatis..." (che però non mi suona).
Lc 01,66 sa manu
de su Sinniori fiat cun issu : d'accordo. Ma si potrebbe dire qualcosa
circa la naturalezza? Si usa in sardo un tale giro di parole con
"mano" ("sa manu fiat cun")? In sardo si parla de "sa
manu de Deus", e certo si può creare, se non c'è, la combinazione
"sa manu de su Signori". Voglio dire, non è necessario verificare
ogni volta se un'espressione esiste già e si possono creare nuove espressioni e
combinazioni.
In sardo si usa di più "portai in pranta de manu": non so se
"Deus ddu portàt in prant'e manu" possa voler dire la stessa
cosa di "sa manu de su Signori fiat cun issu". Certo,
però in sardo la prima espressione comunica di più che la seconda letterale.