© Vangelo di Matteo 2002-2003.
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vv. 28,16-20 pubblicati nel n. 16 del 5 maggio 2002, pag. 11 e nel n. 23 dell'8 giugno 2003
Matteo 28,16-20 |
Campidanese Proposta 1 | modifiche | Seu 2002 | Seu 2003 |
Mt 28,16
In s’interis is
undixi iscientis funt andaus a sa Galilea, a
su monti chi Gesus ddis at inditau. Mt 28,17 e dd’ant biu e si funt inginugaus ananti suu, ma unus cantu ant dudau. |
Aici is undixi iscientis funt andaus
a Galilea, a su monti chi Gesus ddis iat inditau,
17 e, candu dd'ant biu, si ddi funt inginugaus ananti, ma issus no isciant ita pentzai. |
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E bidèndhelu |
Mt 28,18 E Gesus est acostiau e at fueddau cun issus, narendi: «A mimi est istetiu donau donnia poderi in celu e in terra.
Mt 28,19 Andai (Baxi), duncas, faèi a iscientis a totus is natzionis, batiendiddas in su nomini de su Babbu e de su Fillu e de su Spiridu santu,
Mt 28,20 imparendiddas a osservai totu su chi s’apu pretzetau deu. E mirai, deu seu cun bosatrus donnia dì fintzas a s’acabbu de su mundu |
18 E Gesus s'est acostiau e ddis at fueddau, narendi: "Deus at postu totu in poderi miu, in celu e in terra.
19 Baxi, duncas, e fadèi a iscientis totu sa genti,
batiendiddus in nomini in nomini de su Babbu e de su Fillu e de su Spiridu santu, |
Mt 28,18 E Gesùs s'acurtzièit e lis faeddhèit, nerzendhe: "A mie m'est
istadu dadu onzi podere in chelu e subra sa terra. Mt 28,19 Tucade e faghide dischentes totu sas natziones, batizendhe in numen de su Babbu e de su Fizu e de s’Ispìridu Santu,
Mt 20,20 insinzèndhe-lis a osservare totugantas sas cosas chi (eo) apo cumandhadu a bois; e abbaidade chi ‘eo so cun bois totu sas dies fintzas a sa fine ‘e su mundhu”.
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Tucade, duncas, sos pòbulos, sas zentes
e ischedas, bos asseguro, istade seguros |
NotenSeu Mt 28,16 assora: Usato anche qui come elemento di connessione per tradurre il gr. “dè”. nAP In s’interis : troppo per il connettivo de nSeu Mt 28,16 si tuchèin : Di solito ho tradotto con « tucare/tucàre-si » il vb. “porèuomai”, riservando “andhare” per altri verbi, in modo da diversificare. Così, anche nel v.19: “Tucade”. Il vb. sardo significa esattamente: “partire / andare / avviarsi / recarsi” (Espa). nSeu Mt 28,16 su monte chi: greco, letteralm. “su monte inùe”. nSeu
Mt 28,17 si ‘etèin a terra a pes suos
Stesso verbo che
nel v. 09: “prosekùnesan”. Se si vuole omologare: “si ‘etèin a terra addainanti
a isse”. Ho tradotto diversamente per differenziare in qualche modo (in realtà,
la differenza fra v. 17 e v. 9 in greco è che in quest’ultimo c’è in più il dat.
“autò”). nSeu Mt 28,20 acò Anche qui, in greco, “idoù”, aor. imperat. med. di “orào” = “vedere / guardare”, ma anche “badare / fare attenzione”, che talvolta ho tradotto con il significato etimologico di “abbaidare” (“abbàida chi” = “guarda che”, v. Vangelo della resurrezione di Lazzaro). ma che viene generalmente usato come particella dimostrativa (in ital., “ecco”). Confesso di essere stato in forse se adottare qui l’una o l’altra soluzione. nSeu Mt 28,20 totu sas dies: Avrei voluto rafforzare con “totugantas” (e non “totu“– “sas dies”) l’idea espressa dal testo, che peraltro reca semplicemente “pàsas”, diversamente dal “pànta òsa” = “tutte quante”, presente nello stesso versetto. Ho escluso “onzi die”, perché mi sarebbe parso un po’ troppo… quotidiano in questo caso. nSeu
Mt 28,20 fintzas a sa fine ‘e su mundhu:
In greco, “èos tès suntelèias”. “Suntèleia” = “fine / compimento / conclusione /
termine” (Buzzati).
nSeu2 Mt 28,20 abbaidade; qui nel significato di “badate”, ma in senso rassicurante. Alternative, con altre sfumature di senso: “ischedas”, “ammentàde-bos”. nAP : OK, cf per l'interpretazione nota sotto nAP Mt 28,16 a sa Galilea : altre volte mi pare si fosse detto che in questi casi il sardo non usa l'articolo nAP Mt 28,16 at inditau : Altra solita spina nel fianco la traduzione dei tempi passati. Io continuo a sentire poco naturale l'uso irrigidito del passato remoto, tanto più in questi casi dove il passato prossimo è ovviamente il senso dell'aoristo greco e ci si trova in una frase subordinata. nAP Mt 28,17 unus cantu : così traducono in genere, ma il greco dice "i quali". Cf del resto CEI 97! Il vangelo di Matteo si era già divertito ad affiancare per sempre il racconto falso delle guardie al racconto vero della risurrezione, e qui dice che il "dubbio" è presente in quelli che adorano. Alla teologia arrangiarsi, ma il testo è quello che è. Ci si potrebbe dilungare nei tentativi fatti per togiere via il dubbio (alcuni, pur riconoscendo che oi nell'uso di Matteo non è un partitivo, pensano voglia significare "ma altri (non gli undici) dubitarono"; alcuni traducono con un piuccheperfetto "avevano dubitato (prima", ma nemmeno questo è grammaticalmente corretto (nonostante San Girolamo sia tra questi). La soluzione secondo me è duplice: a) da una parte sta piuttosto nel giusto senso da dare al verbo "dubitare". Il medesimo verbo è usato per Pietro che cammina sul lago (14,31), dove è vero che Pietro è detto "di poca fede", ma il contesto, allora come adesso, non tende verso una mancanza di fede o un dubbio "metodico", quanto piuttosto verso una "esitazione, indecisione confusione incertezza" ecc. su tutti gi avvenimenti che si sono succeduti e sono ancora per succedere; b) dall'altra, bisogna ancora una volta smettere di interpretare un versetto in base alle singole parole ricostruite nel loro senso enciclopedico, e dare invece loro il senso che prendono dal contesto. In questo caso, sono le parole di Gesù subito dopo che aiutano a capire il senso del loro essere disorientati, essi e anche i discepoli successivi. Nonostante tutto quello che è successo, lui è il Signore del cielo e della terra, ed è destinato ad esserlo tutti i giorni... Il che, a pensarci bene, perpetua sia la certezza proposta sia l'incertezza di partenza ... Pace ai trionfalisti di mestiere. nAP Mt 28,18 est acostiau : in questa espressione si è oscillato tra "est acostiau" e "s'est acostiau". What about? nAP Mt 28,19 totus : o "totu" essendo come qualche volta si è detto indeclinabile? Non mi ricordo quando si è parlato di questo. nAP Mt 28,19 circa "poderi" continuo a dichiarare la mia antipatia, che stavolta aumenta anche per la vicinanza con il termine "natzionis"; tutti e due questi termini risultano qui abbastanza ambigui. Mi pare che altre volte ci si era accordati per un più comprensivo e meno connotato negativamente (?) "autoridadi" e per "gentis, gente" al posto di "nazione". Lasciamo a chi sappiamo la nostalgia di aver battezzato la Francia... nAP Mt 28,20 pretzetau : offrendomi ancora da cavia di verifica, continuo a ripetere che per "pretzetau" (di militare memoria a servizio di leva) non vedo perché non si possa usare il solito "cumandau". Ma si era parlato (anche se non avevo fatto in tempo a inserirlo per l'anticipo di stampa) anche di "arrecumandau" ecc. nAP Mt 28,20 mirai : antichissima ormai questa spina... intanto, usato in questo contesto, mi pare che il sardo introdurrebbe (come fa Seu) un "ca": Mirai ca deu seu ..." ; se proprio si deve rispettare la radice "vedere", che in ogni caso avevamo detto più volte che ormai è ininfluente come etimologia in un particella che ha la funzione deittica di attirare importanza e attenzione su quanto segue. Qui, tuttavia, secondo me, sarebbe il caso di ricordare il principio interpretativo del contesto, e accorgersi che Gesù sta terminando di rispondere al loro "dubitare-essere incerti". In traduzione più dinamica, per le cosa più corretta e naturale e chiara sarebbe: "e abarrai sigurus, deu ap'essi sempri cun bosatrus ..." "deu ap'essi cun bostrus po totu su tempus... " nAP donnia dì : il senso distributivo non mi pare il più corretto. Qui si intende la totalità. Totalità di autorità, totalità di popoli, totalità di tempo ... Contesto!!! Questi qui devono superare l'incertezza... Narrazione!!! Altro esempio che tradurre vuol dire capire e interpretare l'insieme, ciò che avviene nel testo, le trasformazioni!! nAP s’acabbu de su mundu : Qui trovo di nuovo il sostegno della Nuova Cei 97 che lascia perdere il luogo comune della "fine del mondo". Terminare il vangelo con le immagini terrificanti che normalmente si abbinano a causa della predicazione insulsa che abbiamo bevuto sulla "fine del mondo" non mi sembra proprio andare nel senso rassicurante che le parole di Gesù e Matteo volevano creare alla fine di tutto. È vero che non stiamo traducendo la Cei, ma uno sguardo conviene darglielo... almeno per accorgerci dei problemi sottostanti... Riprendendo la mia scelta di prima: "E abarrai sigurus, deu ap'essi cun bosatrus po sempri, fintzas a su càbudu de su tempus". La quale espressione non è di uso usato, come l'altra "a càbudu de totu", ma può essere di uso usabile o di nuovo conio e possibilmente migliorata ... Il sardo non è (ancora) una lingua morta, dove si deve dire solo quello che si è già detto. Il sardo piuttosto, in questo campo, ha da dire quello che altri non hanno ancora potuto dire allo stesso modo...
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